venerdì 5 novembre 2010

La preghiera di Kirk Kilgour (Los Angeles, 28 dicembre 1947 – Roma, 10 luglio 2002)


Kirk Kilgour aveva ricevuto tutto dalla vita. Bellezza, forza, successo. Era giovane, adorato dai suoi ammiratori, ben pagato per giocare a pallavolo in serie A, in Italia. In un giorno qualunque, durante un anonimo allenamento, la sua testa rimase incastrata tra due tappeti della palestra, il collo ebbe una torsione innaturale. Tetraplegico.
In una preghiera ha lasciato un ricordo che non passa, più importante di cento scudetti e di mille schiacciate ben riuscite.
 
Chiesi a Dio di essere forte
per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere
perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore,
fra gli uomini nessuno possiede quello che ho io!



Kirk Kilgour. L'Angelo della pallavolo

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